Esistono anche i Panteschi per Amore. Io sono uno di quelli.
Amore sbocciato a 5 anni, quando a seguito di Mamma e Papà, sbarcai sull’ isola e ci restai per 6 anni.
Evidentemente, quei sei anni da bambino mi hanno segnato, tant’è che dopo 30 anni ci sono ritornato. Sono scappato dal nord, dove avevo un bel lavoro di prestigio e di responsabilità in una grande azienda informatica a Milano, ma quello non era il mio mondo. Per questo ho scelto di ritornare nel posto dove ero cresciuto da bambino.
Scegliendo di farci nascere le mie figlie.
Scegliendo di dare una mano alla mia comunità.
Per Amore di questa terra mi sono rimesso in gioco, scegliendo di abbandonare le comodità della vita “da impiegato con stipendio fisso” per vivere in mezzo alla terra, tra campagna e giardini.
La mia non è, solo la storia “di uno del Nord”, innamorato dell’isola, che ha scelto di venirci a vivere e di costruirsi il suo castello e starci dentro.
No, non è solo quella.
Primo, perché non ho un castello, secondo perché su quest’isola mi sono dedicato a dare una mano agli ultimi, a quelli semi abbandonati dalle istituzioni e dalla società, a quelli cui i diritti sono barattati come “favori”.
Ho contribuito, assieme ad altri sognatori, a fondare la Misericordia, che è da 15 anni che opera, in silenzio, sul territorio.
Abbiamo avuto una Cooperativa Sociale che ha cercato di dare una speranza a quegli ultimi che non avevano speranze, ma che poi, per ignobili e stomachevoli ripicche politiche, siamo stati costretti a chiudere.
Ho dato una mano all’apertura del Centro di Ascolto della Caritas, una vera oasi per gli ultimi della società.
Con la Misericordia diamo una mano ai numerosi migranti che raggiungono l’isola cercando di dare loro un minimo di conforto, non solo materiale, ma soprattutto umano.